kiss of life.

Schermata 2020-03-12 alle 14.54.37.jpgE’ triste constatare come la globalizzazione ci stia insegnando tutti i suoi limiti. Verosimilmente ci sta insegnando che le borse valgono più della vita, che il denaro conta più della salute, addirittura dell’intero pianeta.
Ce lo dice con i numeri dei contagi, sono per tutti uguali, ma per qualcuno valgono di più per altri meno.

Eppure i numeri non fanno sconti, non guardano in faccia a nessuno, si annullano i pidioti, i selfini, gli sgrillettati, tanto meno valgono per repubblicani o i democratici o per i ricchi e famosi e per i condomini del terzo piano. Il virus non guarda in faccia a nessuno. Se ne fotte.
Come noi d’altronde.

Noi invece, adesso dovremmo guardarci in faccia, adesso che abbiamo tempo. Quello dovremmo fare, considerare la nostra saccenza Prendo in prestito una frase di Massimo Fini che scrisse in tempi non sospetti, quando si parlava di immigrazione, ancor prima delle transumanze di massa: “abbiamo permesso la libera circolazione degli oggetti ma non permettiamo più quella delle persone”. Ecco. Pensatela oggi.

Oggi sta accadendo in forma molto più evidente, esasperata abbiamo paura del vicino di casa ma senza le merci siamo vinti, persi, morti. Pensateci: nel ’69, eravamo 2 miliardi, oggi ne siamo a 7 e per sopravvivere abbiamo bisogno l’uno dell’altro, soprattutto se vogliamo vivere nel modo che conosciamo. Abbiamo bisogno di energia, di cure, di cibo. Di acqua.

Quindi interagire con chi parla di autarchia è pura follia. Per rendersene conto bisognerebbe buttare tutto ciò che non ha un “made in italy” impresso sull’oggetto. Non esiste, non si può più confidare solo sulle proprie risorse. Siamo interdipendenti, in un treno che corre a tutta velocità e che non riusciamo più a fermare.
E non è politica o ideologia, se ci pensate é solo logica.

Mi chiedo ad esempio, cosa costi fermare le borse, tutte.
Adesso. Cosa cazzo costa? Per tutti.
Non guadagni e non perdi. Le fermi.
Nel 1918 con la “spagnola” magari non si poteva. Oggi potremmo ma non lo facciamo, non lo vogliamo. Oggi cancelliamo la verità perché non crediamo più alla scienza ma ci fidiamo, sostanzialmente, di buffoni iin cravatta. Crediamo a cosa ci dice un amico su whatssap solo perchè ha più ascendente o il cazzo grosso o la macchina più bella. O magari perchè usa un congiuntivo in maniera adeguata e ha più successo con le donne.

Pensateci se vi capita. Altro che cospirazione, complotti e scie chimiche. Siamo noi il morbo.

Metto due foto famose in chiusura. Una che racconta il mondo opulento (Elliot Erwitt) che deisideriamo e l’altra molto più bella, racconta di qualcuno che in condizioni impossibili fece una respirazione bocca a bocca su un palo della luce, ad un collega folgorato. Si chiama “kiss of life” di Rocco Morabito (1967). E in quelle condizioni, quel bacio, ha resuscitato un uomo dalla morte. Dalla morte.

Ecco.
Oggi non possiamo baciarci perchè potremmo morire. Ma possiamo guardarci dentro e pensare ai baci che ci daremo. Per continuare a vivere, magari in un altro modo.

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