Quando Patrizia e Riccardo mi portarono via dalla sala operativa, era una giornata magnifica. La temperatura era ancora una decina di gradi sotto zero ma il sole era alto e potente anche sotto il 70°sud. Ricordo era domenica e nonostante gli impegni Stefano, il mio “coppio” in sala mi disse che era necessario staccare un po’. MI cambiai in pochi minuti e approfittai di una ricognizione per saggiare la consistenza del pack marino. Andammo in macchina, una Ford dei vigili del fuoco. Arrivammo nella parte finale della Tethys Bay, l’ultima parte, quella sotto un costone di roccia antico con un piccolo ghiacciaio a strapiombo sul mare. Ciò che vedevo dai monitor, dalle vetrate della mia postazione abituale di lavoro, mi si presentò davanti e più mi avvicinavo e più era grande, nonostante fosse infinitamente piccolo di fronte a tanti altri posti di cui gli altri mi parlavano. La mia libertà durò poco più di 30 minuti, quanto bastò per farmi render conto di cosa era quel posto e di dove ero davvero.
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